(Redazione) - Anfratti - 06 - La tenda è spostata a destra
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di Alessandra Brisotto |
La tenda è spostata a destra, raccolta a spirale intorno alla maniglia della portafinestra. Non è sempre così, soltanto adesso per vedere ciò che accade fuori. Dalla mia angolatura posso scorgere il muro del balcone, con i rigagnoli di intonaco intagliato e due manici di scopa, la parte alta di un secchio e il confine tra l’orlo della stoffa interna e il vetro esterno.
Sarebbe un esiguo panorama, se non fossi dotata di immaginazione, la parte più forte e energica dell’illuminismo, quella per anni dimenticata, la spinta di furore creativo che sposta le impostazioni rigide, scosta le tende, assorbe il fuoco, l’acqua, l’aria e la terra per sagomarne un uomo e una donna.
Già nelle civiltà precolombiane gli esseri umani erano composti di fango, modellati dallo stesso creatore che li aveva poi fatti sciogliere attraverso le infinite dita della pioggia.
Tocco con gli occhi e con le mani della fantasia l’albero sotto casa. So che c’è, anche se non lo vedo adesso, interamente e duro, come il cemento della parete. Il cielo azzurro, schiumato in parte, si appoggia qui e là ai cornicioni del palazzo di fronte. I colombi vanno e vengono a squarciagola, dal sopra al sotto e viceversa. Qualcuno ascolta musica in silenzio, la sua voce non compare sul balcone. Non la vedo, ma è rossa.
Il cane abbaia a lato, alla mia destra, in un giardino non bello, lasciato a se stesso, in balia del cane. La casetta imprigionata nel cortile dei palazzi intorno non dice nulla. Ha già visto troppo e se ne va. Non la sento più.
La mia vasca da bagno è una navicella spaziale al tramonto. Tramontano il muro, i due manici di scopa e il secchio, il confine tra l’orlo della stoffa interna e il vetro esterno.
Ho visto tutto.
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