(Redazione) - Specchi e labirinti - 35 - INVITO ALLA LETTURA DE “L’ISOLA TRA LE SELVE. POESIE SCELTE 1967-2024” DI UMBERTO PIERSANTI (MARCOS Y MARCOS)
Il fiore della letteratura italiana, Il fiore delle Mille e una notte, Il fiore della mitologia greca.
Sono solo alcuni titoli di antologie d’altri tempi dei, in cui si sottintendeva l’idea di un bouquet letterario da offrire al lettore, il fior fiore di ciò che si doveva conoscere di un autore, di un volume o di un periodo letterario.
Un titolo del genere sarebbe calzato a pennello all’antologia L’isola tra le selve. Poesie scelte 1967-2024 di Umberto Piersanti, con prefazione di Fabio Pusterla, recentemente uscito per i tipi di Marcos y Marcos. In questo volume chi ha percorso passo passo l’evoluzione poetica dell’urbinate, valutando i cambiamenti e le costanti dei suoi scritti non può che convenire che, effettivamente, in esso siano contenute le liriche più riuscite, sia dal punto di vista stilistico che di contenuto. La giostra, malinconico ritratto della sofferta paternità dell’autore, L’isola, ricordo mai sbiadito di un viaggio lontano e di una donna altrettanto lontana, Il favagello, inno botanico al fiore prediletto dell’autore, presente alla sua nascita e in molti suoi scritti in poesia e in prosa sono effettivamente le liriche più riuscite a proposito dei tre filoni principali della poetica di Piersanti: l’amore per Jacopo, quello per la donna e quello per la natura.
Quest’ultimo tema, quasi onnipresente nelle sillogi dell’autore, sarebbe un altro valido motivo per cui il titolo Il fiore della poesia di Umberto Piersanti non sfigurerebbe nel frontespizio di questo libro.
Concludono il volume alcune liriche inedite, in cui continua la fecondità poetica di un autore tra i più rilevanti della letteratura italiana degli ultimi decenni, che ha al suo attivo forse più di sessant’anni di produzione poetica ai massimi livelli.
Presentiamo al lettore alcune di queste liriche fino ad ora inedite, come invito alla lettura di questo libro e dell’intera produzione poetica di Piersanti.
Ragazze
Passano le ragazze al Pincio,
smuovono l’aria attorno
come fanno le canne
al Fontanino
quando leggero e verde
il vento scende
dai greppi attorno,
e sono belle,
belle più delle querce
e più degli olmi,
è la prima volta
che te n’accorgi
a Bologna sotto il Pavaglione
avevi sedici anni
e le guardavi
specchiarsi alle vetrine
ed abbracciarsi
ora, seduto sulla sabbia
col ginocchio incrinato
tu le guardi
- sono bikini rossi
e scintillanti –
perdersi lontano
dentro il mare
siete la giovinezza
che scorre accanto
Agosto 2021
***
L’isola tra le selve
le tua Itaca
persa tra le Selve,
quella casa nel fosso
sola e sprofondata
e quei primi compagni
che parano gli agnelli,
la bocca colma
d’uva e risa,
le loro grida
scendere giù nelle valli,
le verdi raganelle saltare
nella verde acqua
della pozza grande
presto li hai persi
tra i vicoli d’Urbino,
nella piazzetta
degli antichi conti,
lì, con altri compagni
guardavi scaricare
il limpido bianchello,
la fitta vesprina,
rubavi qualche raspo
da appendere ai soffitti,
schiacciare sul pane
nelle giornate infinite
di nebbia e nevi
dopo, nelle strade
lunghissime d’Europa,
tra soste infinite
e assolate,
il viaggio senza mete
e senza orari,
il ritorno non c’è,
tu non ci pensi,
adolescenza luminosa
persa in un viaggio
confuso e sterminato,
la vicenda dell’eroe astuto
solo in quegli anni
la puoi ritentare,
nessun antico dio
guida il tuo cammino,
ma quell’antico compagno
è così saldo e forte,
lui ti sorregge
e poi le pievi
nei boschi di castagno,
Greta dai lunghi capelli
che bagna i piedi
nei limpidi torrenti d’Appennino,
Dora la scura
che ama gli ombrosi
chioschi dei conventi
e quelle isole dei mirti
dove con la compagna
dalla veste bianca
sedevi sui gradini del tempio,
così azzurro il vento
celeste l’ora,
ma tra gli dei
si vive un giorno solo
e poi gli oscuri anfratti
della mente,
oscuri più
della cupa grotta
dove il male ti colse,
qualcosa ancora resta
nel sangue e nelle ossa
abbarbicato,
no, non ce l’hai mai fatta
a sradicarlo
altissime guglie
tra brume spesse
dietro fitti abeti
e larici splendenti,
il Nord era proprio
come nei racconti
ancora l’immenso fiume,
quello dello scudo divino
dell’eroe piè veloce,
fiume che il mondo cerchia
e definisce,
nelle sue acque fredde
no, non sei entrato
Itaca è là
così vera
e presente,
fatta di terra
e acqua e foglie,
l’hai intravista
e persa mille volte,
un’isola nel mezzo
di fitte selve,
forse impossibili
da solcare
Agosto 2023
***
Nel freddo francescano di dicembre
in un tempo remoto
nel freddo francescano di dicembre
il verdissimo muschio dell’inverno
raro tra luce
dentro nebbia folta,
lenta dislaga
nelle lunghe valli,
lento il cammino
tra abeti bianchi,
noi ci sediamo
sopra un vasto ceppo,
ha un nastro azzurro
sui capelli sciolti
poi, dal monte lontano
vengono canti
bruni e cadenzati
e suoni antichi,
t’entrano nel sangue
sopra la nebbia
ora s’alza il sole,
il sole dell’inverno
freddo e buono,
il campanile del convento
splende sul mare
grigiobianco dei fondovalli
Dicembre 2024
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