A proposito di "Il mondo come un clamoroso errore" (Pietre Vive Editore, 2017-2024) di Paolo Polvani - nota di lettura di Carlo Di Legge

 

Quando il piccolo volume di poesia di Paolo Polvani compare alla vista, lo fa senza dare nell’occhio; poi invece sùbito s’impone con una sua eleganza, emerge quasi come un retrogusto, con pregi dati anche dalla semplicità. Però già il titolo dichiara tutt’altre intenzioni, si potrebbe tentare di parafrasarlo con un altro titolo comunque noto, Il mondo alla rovescia. Ma sarebbe troppo breve, forse non un titolo abbastanza espressivo, esplicito, alla Polvani: l’errore, che il mondo è, dev’essere clamoroso.
Infatti clamoroso errore è espressione d’uso comune, ma con accentuazione più che lieve, che tien fede al linguaggio e al senso che l’autore ha confermato per tutte le sue pagine folte, generose di versi (5-40).
Egli dichiara quindi, immediatamente, le proprie intenzioni: afferma come valori l’amicizia disinteressata, l’amore, la vita; compatisce il dolore dell’umanità e fa guerra al senso comune, quello cattivo perché la sua azione poetica, pur calcando a volte su certe parole non eleganti o concise, le lega nella frase in modo da ottenere la provocazione. Come in certi luoghi esemplari delle scritture religiose. Non come quel sentimento di maniera, non provato, insincero perfino in poesia, di chi vuol dare a vedere di com-patire gli umili scrivendo versi (ovvero provare insieme a sentire il disagio e a farlo sentire all’altro che legge: mentre non lo fa).
Per quanto riguarda il senso, siccome tutto il libro, come ho detto, è davvero tenuto insieme da un atteggiamento che permane dalla prima all’ultima linea, si potrebbe anche soffermarsi sull’inizio, sulla poesia Buongiorno, oppure menzionare le immagini di tutti gli aspetti più difficili e invivibili del nostro esistere, che corrono all’evidenza da ogni testo, presentando in ognuno un modo diverso: una lista buia, pur con qualche momento di luce – la vicenda umana di emigrati e umili operai, di impiegate e operaie, rom, mendicanti, anziani in fila per la pensione, neri... di gente in fin di vita. O si potrebbe far l’esame del sarcastico testo che conclude su quell’uso corrente del calcio come droga, cui siamo usi, che è per abbrutire e impedire di pensare. Sono varianti, sfaccettature di uno sguardo, di un atteggiamento costante.
Una dichiarazione di poetica centrata sulla parola è, appunto, Cerchiamo la parola. Qui l’autore dichiara un intento linguistico a cui tien fede quando scrive questo libro e poi, se si legge, anche in testi successivi:

Cerchiamo la parola chiara …
Ma non basta che sia chiara, aggiunge, perché la parola può cambiare le cose: dunque cerchiamo anche “Quella che brilla. Che accende/la scintilla, proclama/un mondo nuovo”, “lucida di sole”. E ciò non avviene nella tristezza, nella durezza, sui patiboli della storia: perché la parola che si cerca “Ci trasforma in un fiume/allegro, in un cammino d’idee” e “scuote,/fa da stampella alla speranza”. Né tale parola è facile, essa è frutto di disciplina perché “rima con dignità, con studio,/con applicazione, vibra di passione.”
Ci si trova coinvolti in un capovolgimento dei luoghi antichi, per cui la parola poetica non sa quel che dice. Si tratta, nel libretto prezioso di Polvani, di “parola capace di magìa”. S’incontra l’eco, pure antica, di una fede: ha senso credere che la parola cambî la vita.
L’immediatezza con cui vien reso il senso si ottiene perché i testi sono costruiti con attenzione e le stesse parole sono scelte con cura, in ragione dei vigneti, degli uliveti e della terra, non del parnaso. Si veda Non ci salveremo, costruita reiterando questa espressione all’inizio e poi per finire, con efficace rinforzo: no, non ci salveremo. Si finge che sia – o lo si pensa reale – un interlocutore a cui esporre la lista delle meravigliose cose che avevamo – “non ci facevano difetto i santi,/e gli angeli bevevano con noi, seduti al nostro tavolo, e danzavano…”: i verbi sono al passato, nell’imminenza del finimondo – ma “Adesso salgono i deserti… gli angeli/ già sbattono la porta, i santi si coprono gli orecchi…”. Trovare che “avevamo le parole” quasi certamente vuol dire che nell’“adesso” davvero non le abbiamo: esse sono inservibili, o prostituite, come si vede.
A volte un dettaglio spalanca un filo di speranza e compaiono le parole meraviglioso e felicità; la grazia viene da chiunque, anche da uno spazzino; spesso colpisce la vista delle donne – “vedo le melagrane nelle pupille delle ragazze”, “del tuo sorriso… tutto ne risplende”, oppure si legga Le operaie sulla bicicletta. Sì, c’è qualcosa che scintilla ma non è tutt’oro e Polvani non è un lirico, non canta, non si fa illusioni e non invita a farsene. Solo riconosce i barlumi di luce grazie ai quali viviamo, forse “sopravviviamo”, come dice il senegalese incontrato in treno: “amicizia vuol dire sopravvivere”.

NOTIZIE BIOBILIOGRAFICHE

Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Nuvole balene, Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012; Un inventario della luce, Helicon 2013; Cucine abitabili, Mreditori, 2014; Una fame chiara, Terra d’ulivi, 2014. Il crollo di via Canosa, e-book La Recherche; Il mondo come un clamoroso errore, Pietre vive editore, 2017. Sue poesie sono state pubblicate da numerose riviste, tra cui: “Anterem”, “Steve”, “L’immaginazione”, “Il filo rosso”, “Atelier”, “La Vallisa”, “Portofranco”, “La corte”, “L’area di Broca”, “Le voci della luna”, “Offerta speciale”, “Quinta generazione”, “L’ortica”; e su numerosi blog, tra cui: “Carte sensibili”, “WSF”, “Fili d’aquilone”, “Poiein”, “Corrente improvvisa”, “La presenza di Erato”, “Poliscritture”, “La bella poesia”, “Odysseo”. È presente in molte antologie, tra cui:  Dentro il mutamento, edito dalla casa editrice Fermenti nel 2011 e in varie antologie tematiche, tra cui Il ricatto del pane, CFR, Rapa nui, CFR,  e 100 mila poeti per il cambiamento, Albeggi editore.
Ha vinto diversi premi di poesie. È tra i fondatori e redattori della rivista on line “Versante ripido”.
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