Gocce di ricordi di Emi Di Fiore Ramistella
Mi chiedo cosa sia la malinconia e se io ne soffra.  A volte la sento accanto,  immobile. Una venatura di tristezza.  Eppure è un giorno come gli altri. Nessuna perdita, nessun evento drammatico, nessuna dolorosa sorpresa.  Ma lei sta lì,  incorporea, mentre  sussurra  parole  pescate al passato.  E i ricordi  ritornano,  intrecciandosi  con le vite di chi è stato.  Quando si pensa al nostro vissuto non si sa mai cosa sia vero e cosa venga confuso dal trascorrere dal tempo.
  
 Un glicine illuminato dal sole. Io da bambina, in giardino. Seduta a terra, con le  gambe incrociate, e tra le braccia la mia bambola.  La voce di mia madre che mi chiama,  pronuncia il mio nome come se mi desse una carezza.  Il bacio di mio padre, le sue labbra  che mi sfiorano la fronte, chiedendo  perdono per la sua  lunga assenza.
  
 Poi lei, ancora lei che torna.  Il  viso dai tratti dolci,  delicati come quelli di una  bimba.  Gli occhi scuri di mia sorella, cangianti come il tempo,  i lunghi capelli  lisci sulle spalle. La bocca dischiusa  in un perchè senza risposta. Lei, al confine tra questo e l’altro mondo. I suoi ultimi istanti. La sua mano che stringeva  la mia nella penombra della stanza.  La cercava per dare conforto a me, a me, non a se stessa.  E quel silenzio di chi non può tornare indietro.
   
 A Parigi  il tempo cambia d’improvviso: il sole sparisce coperto da una nuvola e la luce assume sfumature contrastanti.  A un tratto cade una pioggia leggera che scompare in fretta, lasciando riapparire un tiepido sole.  Di notte  la Senna, con i suoi riflessi argentei, si snoda sotto i ponti cullando i suoi battelli. Lì, con mio figlio. Insieme. Lui ed io da soli. Il suo sorriso, dolce come lo zucchero filato.  In lontananza la Torre Eiffel, come una fiaccola accesa che  illuminava l’oscurità.
       
 L’aroma del caffè  in  cucina, in una mattina di pioggia. Il tintinnio del cucchiaino  nella tazza. Il tepore del camino acceso nella casa di campagna circondata da alberi piegati dal vento. L’odore della terra bagnata. Lui  che mi sfiorava  una guancia con la punta delle dita.  Lo scorrere tranquillo di gesti preziosi, di brevi  rituali.  Un nuovo  giorno che iniziavamo  insieme. Con il  sapore di un noi.
   
 Una passeggiata in riva al mare, una sera alla luce della luna. Il suo braccio  sulla mia spalla. I nostri passi lenti.  L’odore di salsedine, e la mia preghiera silenziosa che iniziava col suo nome. Poi  il suo sguardo ostile, lui di spalle, lui che si allontanava, dopo averlo lasciato. Andava via  senza capire.   Il mio pianto.  Lacrime  che lasciavano segni sparsi qua e là. Forse l’amore è un inganno.  Un posto oscuro delle mente dove rifugiarsi. Dove non c’è spazio. Un punto che sottrae invece di dare. Ma lui vedeva soltanto le forme.
   
 I ricordi mi girano intorno come farfalle. Bianche, nere, striate di azzurro, di giallo e di verde.  Urtano tra loro. Inciampano.  Rimbalzano e rotolano.  Si arrampicano.   Saltano come rane. Vanno e vengono.  Scivolano e dondolano, aggrappati a un’altalena.  Cadono, si frantumano in schegge di vetro.  Feriscono e scompaiono.  Ricordi  che  volano alti come  gabbiani.
  
 Se lui avesse cambiato il suo sguardo; se lei fosse ancora con me;  se mio padre... Se, se e se. Le ipotesi non servono al passato.  Il vuoto del cuore ignora ogni condanna.
  
  I ricordi ora si sono assopiti.  Apro il  pugno della mano e ne  libero alcuni. Altri li stringo a me. Mi verso un bicchiere di vino, aggiungo le gocce di quelli che restano, mescolo lentamente. 
E bevo a piccoli sorsi.









queste gocce di ricordi e' come se appartenessero a tutti noi, che non abbiamo saputo esprimerli, sei stata molto brava , fai apparire le immagini
RispondiEliminale rendi quasi solide, ci si puo' immergere come nell'acqua e tornare indietro e essere vivi nel passato