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Poesie inedite di Melita Ruiz - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Emanuela Maggini (in arte Melita Ruiz ) è danzatrice di tango, attrice e poeta, e percorre con la sua sensibilità più forme espressive tracciando tra di esse linee di comunicazione tanto delicate, quanto profonde.  Siamo lieti di poter pubblicare dei suoi inediti che proprio questa antica idea di una possibile – se non necessaria –  comunicazione tra diversi livelli espressivi rendono manifesta.  Come vedrete, due delle tre poesie sono proprio dedicate specificatamente al Tango, e, a livello timbrico e ritmico ne ripercorrono le cadenze, le pause, i pieni e le assenze.  In questo la poeta manifesta la rara dote di saper trasmettere al lettore non solo i registri lessicali e di significato sui quali i suoi versi si poggiano, ma una vera e propria idea ritmica precisa che ci immerge tutti in atmosfere in cui la sinestesia occupa un ruolo centrale.  Dire sensuale  il verso di Melita Ruiz   sembra essere un'ovvietà, visti i richiami alla cultura tan...

(Redazione) - Dissolvenze - 43 - Avorio

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di Arianna Bonino Io sono l'uomo elefante: la mano mi copre gli occhi e non mi acceca mai. … Io sono dico sempre senza finire mai Foto ricavata dal web Il dottor Treves, chirurgo reale britannico formatosi presso il Royal London Hospital (che all'epoca si chiamava ancora White Chapel), visse tra il 1853 e il 1923. Forse di lui si sarebbero perse le tracce se non fosse stato che tra i suoi pazienti ebbe in cura anche Joseph Carey Merrick, più noto come " L’Uomo Elefante ", cosiddetto a causa delle deformità che lo affliggevano. L’origine del processo degenerativo che condannò fin dall’infanzia Joseph Merrick ad un aspetto prima asimmetrico, poi disarmonico, quindi mostruoso, è identificata nella Sindrome di Proteo, anche se in realtà lo stato dei resti del suo corpo non è tale da permettere esami che diano la certezza clinica definitiva sull’effettiva diagnosi. Qualsiasi nome abbia, il male che lo colpì sfigurò la sua intera persona. La Sindrome di Proteo è una patolo...

Horror Vacui (Inedito di Nerio Vespertin) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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"Horror Vacui" di Nerio Vespertin " Natura abhorret a vacuo " (la natura rifugge il vuoto): così recita l'adagio latino che si pensa essere traduzione di un pensiero di origine aristotelica, nata dal contrasto del filosofo greco con il pensiero atomista. Tale idea pare definire il vuoto o come inesistente o, quanto meno, subito colmato e riempito dalla natura stessa. Al di là della prova scientifica dell'esistenza del vuoto, ormai assodata da secoli, l'idea di una sorta di terrore nei confronti del nulla  ha avuto enormi influssi sia in letteratura che nell'arte figurativa, tanto da portare molta critica a definire come effetto dello stesso horror vacui ogni espressione artistica in cui è evidente una tendenza riempitiva. Si pensi ad esempio a molta della produzione barocca sia in poesia che in arte da molta critica anche recente  (vedasi Praz) in parte spiegata con una osrta di repulsione per il vuoto . Tuttavia assenza, vuoto, e tutto ciò che è de...

(Redazione) - Passaggio in Grecia (Το πέρασμα στην Ελλάδα) - 07 - Un tempo la luna ti proteggeva: cinque poesie da "Molto tardi nella notte"

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    Di Maria Consiglia Alvino   Un tempo la luna ti proteggeva dalla sua stessa malinconia. Ora non si accorge affatto di te, indifferente nella sua durata, fiera nel suo silenzio, solitaria. 7.X.88 È difficile dire il silenzio. Eppure talvolta gli oggetti parlano – o piuttosto tacciono – e la loro presenza delimita un confine, un’assenza di suono. Così è in Molto tardi nella notte di Ghiannis Ritsos (qui citato secondo la traduzione di Nicola Crocetti, 2020). La raccolta, uscita postuma nel 1991, contiene poesie scritte tra il 1987 e il 1989 a Samo, nella casa di famiglia. Sono per Ritsos gli anni del disincanto e della delusione per il fallimento degli ideali politici che ne avevano guidato il percorso etico e poetico. Compaiono, quindi, tra le pagine oggetti che in modo chiaro e atroce diventano simboli di un’assenza – una notte – irrimediabile, intrisa di nostalgia. Oggetti soli, abbandonati, impoveriti disegnano precise geografie di silenzi preziosi, adamantini. Tra...

Fa diesis minore (Oblivion)

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Di quel tuo accordo — un fa diesis minore — ricordo lo strascico, lo struscio cartavetrato sulle pieghe della pelle. Avrei voluto dirti che palabras¹ in spagnolo mi ricorda tende spesse, vitali per chi decide di non vedere più. E sono rimasto schiavo della tua melodia fuggitiva, della seduzione senza appello di un troppo lungo addio. ¹ - in spagnolo " parole ", ma con una suggestiva assonanza in italiano con " palpebre ".

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 13 - Perchè l’analitico in poesia?

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    di Giansalvo Pio Fortunato   C’è un interrogativo che da sempre caratterizza un’ipotetica riflessione o analisi sulla poesia: può un poeta vivere di sola parola. È qui che, con tutta onestà, si innesta la riflessione totale su una fisiologia dei significanti in poesia. Una grossolana analisi, infatti, farebbe riferimento ad un sensazionalismo spicciolo e meramente ostensorio. Il poeta – si dice, infatti – attraverso la poesia fa miracoli, edifica mondi ed è sempre frustrato dall’inadeguatezza della parola, pur riuscendo a plasmarla così come vuole o così come l’ha in mente. Considerazioni, queste, certamente oneste. Ma, a dirla tutta, di un’onestà superficiale, capace di far scorgere un bieco e miope intimismo che fa poco il gioco autentico della poesia. Si può essere dinanzi, invece, ad un altro intento motivante. Un intento che, seguendo l’analisi del precedente articolo [1], potremmo caratterizzare come tanto più ermeneutico e tanto più disposto ad una disces...

La Grecia di Nicola Crocetti Instant poem di Carlo Penati - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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La capacità di Carlo Penati, tra le mille altre, di saper cogliere in medias res l'essenza   delle altrui parole e di saperla trasformare in intuizione poetica mi ha sempre sorpreso.  È come se il grande poeta che è vivesse appieno il divertissement di dar corpo a ciò che, tra i mille non-detti, le parole degli altri spesso celano. Appunto di divertimento e gioco si tratta ma, certo, di un gioco che ha tutta la serietà e rispetto delle regole dell'attività ludica dei bambini. Mi è capitato più volte di vederlo creare così, la penna in mano a cogliere i profumi dei luoghi in cui le parole altrui lo trascinano e dargli nuova forma poetica. Qui lo vediamo all'opera sull'onda della fascinazione, che immagino immensa, di sentire Nicola Crocetti parlare della moderna poesia greca. E i versi che Carlo Penati ci restituisce sono stupendi davvero. Intensi, incisivi, a volte quasi aforistici versi che qui il poeta ci dona e che vi invito a gustare col piacere, forse un po' ba...

Poesie inedite di Simone Migliazza - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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«Eppure, questa sarebbe un’approssimazione.» Sono le parole finali di uno degli inediti di Simone Migliazza  che oggi vi proponiamo. Poesie " de l'incertitude¹",  della delicata ipotesi sospesa, del dubbio come fertile seme di elaborazione,, quelle che oggi vi sottoponiamo si caratterizzano per un ritmo, anch'esso volutamente incerto e in parte sincopato, che conduce il lettore nel dominio del possibile. Sono inediti che volutamente evitano il dire forte , « l'écriture trop assertive,  trop affirmé,  tranchée²»  e si  rivolgono , a mio avviso a una tradizione di lingua francese che trova nei delicati " suggerimenti e suggestioni " di Claude Roy il suo epigono. Ed è proprio per questo che, nel commentarle, la lingua francese mi sorge spontanea, forse per un richiamo di memoria o forse per elezione inconscia. La poesia di Simone Migliazza , dicevamo, qui si caratterizza, con evidente paradosso, per una certa capacità di nascondimento, per un delicatezza so...

(Redazione) - Anfratti - 04 - L'odio

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  di Alessandra Brisotto “I signori della guerra” (Acrilico su tela di A. Brisotto) L’odio. In realtà non ci sarebbe nulla da dire o, meglio, da aggiungere a riguardo, in quanto facente parte di un linguaggio suburbano, se per urbano si intende simbolicamente umano. Tuttavia, anche quest’ultimo termine, “umano”, sta mutando il proprio significato, accasandosi nell’emisfero digitale, impalpabile ed evanescente.  Stiamo evaporando nell’universo, perdendo la cognizione dei confini “persona”, maschera o uomo che si intenda, e con noi si espandono e sprigionano incontrollatamente anche i sentimenti, le percezioni, le avversioni, l’amore e l’odio, ormai privi di confini tattili. Il tatto, che ha le sue radici nella mente, come la parola, le concezioni, i dolori, l’evaporazione, è in attesa. Eccoci ora immersi in una mescolanza invisibile e informe di vapori umani, oggetti naturali e artificiali, sentimenti e affetti, molto simile al brodo primordiale costituito principalmente da qua...