(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 45 - Il senso profondo di un titolo #1
di Sergio Daniele Donati |
Questa rubrica ha un titolo preciso — Lo spazio vuoto tra le lettere — e quel titolo, forse, è l'unico elemento comune, il vero trait d'union, tra gli articoli che ospita.
Mi rendo conto, tuttavia, di non aver mai spiegato i motivi di quel titolo, essendo io condizionato fortemente dall'idea dittatrice che certe cose non vanno spiegate ma lasciate comprendere dalla pratica del lettore.
Qui vi dico solo che tra ogni lettera dello alfabeto ebraico — ma anche di tanti altri alfabeti — c'è uno spazio preciso ed è uno spazio-tempo di silenzio che dovrebbe servire all'interprete/lettore/ermeneuta da un lato la rielaborazione di ciò che ha appena letto, dall'altro la ricarica energetica per poter proseguire nella lettura.
Quando si leggono certe lingue che prevedono infiniti momenti di pausa la lettura diventa dunque una sorta di danza dai ritmi e passi sincopati, in cui è sempre presente un accento al ritorno.
Perchè al ritorno? Semplicemente perchè quelle lingue si costruiscono attorno a un'idea di lettura/salita/arrampicata nella quale lo scalatore verifica (e per farlo si ferma) la strada compiuta e quella da compiere, conscio che è essenziale conoscere alla perfezione i passaggi del ritorno, per non perdersi.
Tutto questo ve lo potevo dire, senza contraddire nel profondo quella idea dittatrice cui facevo cenno prima.
In altre parole, mi era permesso spiegarvi come certe letture dovrebbero svolgersi e come certe lingue siano particolarmente predisposte a quel tipo di lettura.
Non posso invece – lo dovrete scoprire da soli – dirvi quali tesori nasconda quello spazio-tempo di vuoto e silenzio.
Tuttavia, da buon figlio dell'abramitica cultura, ho discusso, per intercedere per voi, con la burbera divinità che alla fine – so essere molto testardo, lo sapete – mi ha concesso di aiutarvi in questa scoperta senza anticiparvene gli esiti proponendovi qualche giocoso esercizio di avvicinamento a quel vuoto.
Ecco a voi il primo esercizio
Qui sotto vedrete due lettere: la prima a destra (l'ebraico si legge da destra a sinistra) è la Alef (la prima lettera dell'alfabeto ebraico). L'altra, a sinistra è la Tav (l'ultima dello Alef-bet).
Ecco l'esercizio (semplice semplice) di meditazione sullo spazio vuoto:
- Osservate per un minuto la Alef senza distogliere lo sguardo dalle sue forme, dalla sua grafia
- Chiudete gli occhi per quindici secondi e poi riapriteli lentamente
- Per un minuto guardate la Tav senza distogliere lo sguardo dalle sue forme, dalla sua grafia
- Chiudete gli occhi per quindici secondi e poi riapriteli lentamente
- Osservate per un minuto lo spazio vuoto tra le due lettere, senza distogliere lo sguardo dalle sue forme, dalla sua grafia (no, non sono impazzito, anche il vuoto in questo contesto ha una forma)
- Ripetete i punti da 1 a 5 per tre volte (seguendo le linee con lettere sempre più piccole), poi prendete carta e penna e scrivete cosa avete percepito o, in forma libera, ciò che vi viene da scrivere
Buon divertimento.
I
II
III
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