Echi di Fedro - Terza fase - 04 - Antonio Josef Faranda e Rita Pacilio
Foto di pubblico dominio di Patrick Tomasso trovata sul sito Unsplash |
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Inciampare su un gradino
nella solita strada
apparentemente sgombra
poi la faccia gettata al suolo
e riscoprire il sapore della torba.
In un baleno il suono
di una canna fumante
brucia il petto,
una folle corsa
per una lenta discesa.
Le madri si guardano
l’una veste il figlio riesumato
l’altra insegna al suo bambino
che i capelli possono vivere a lungo.
apparentemente sgombra
poi la faccia gettata al suolo
e riscoprire il sapore della torba.
In un baleno il suono
di una canna fumante
brucia il petto,
una folle corsa
per una lenta discesa.
Le madri si guardano
l’una veste il figlio riesumato
l’altra insegna al suo bambino
che i capelli possono vivere a lungo.
(Antonio Josef Faranda)
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Tacendo cresce poco alla volta
un bicchiere da vuotare,
rimetterlo in piedi
poi di nuovo buttarlo giù.
Ricucire la pelle con fogli
di carta sbiaditi e scoprire
il proprio nome vecchio cimelio
abbandonato.
Cadere al posto giusto
accanto al vetro appannato
e con giochi di prestigio
far danzare le dita:
troppo storditi per reagire.
In fine svegliarsi comunque
anche senza un valido motivo
ripetere a memoria tutto da capo
e subito uno sbadiglio.
(Antonio Josef Faranda)
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Giù
dietro ai gomiti
in fondo alla via
quella opposta
tetti di lamiera
baciano la notte
a separarli però
c’è l’aurora
che scocca feroce
il silenzio.
Lì non ha nome la luce
e la terra è in disordine
allora i campi bruciati
divengono cinerarie.
Gli affamati
con occhi e mani serrate
ritornano a dormire.
(Antonio Josef Faranda)
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La prima parola illumina
l’ombra obliqua di ottobre
sui legni delle querce incrinate
tante piccole costole di nuove galassie.
A pochi metri dai tempi reali
gli atomi celesti si accostano
all’immacolato silenzio,
anche le rughe diventano
verbi e punti esclamativi
mentre nell’altro occidente
i bambini morti sognano il sognato:
basterebbe una manciata di parole
a riempire di dolcezza il bene e il male
dove la storia si consuma ogni giorno
impreparata e cieca nel cigolio
di altalene senza passeggeri.
(Rita Pacilio)
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Lo dico a tutto il mondo
che ho una striscia verde sull’anima
in cui ogni filo d’erba sale e ondeggia
solennemente in maniera verticale.
Se ascolti bene si sente un suono
nel terreno, un abbaiamento indomato
che segue valli e monti senza fine:
potresti fermarti qui per capire
il capriccioso battito di chi spera.
Oppure, potresti vedermi rabbrividire,
se ti fai vento ostinato all’ultimo minuto.
(Rita Pacilio)
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La vita è così abile nel lasciarci scivolare
dal giusto alla colpa, dalla giovinezza alla fine
ma più bello dell’amare non c’è niente
nella sua radiosa resistenza. Persino un bacio
sul punto della morte di fronte al tempo eterno
potrà giovare come medicina o una bandiera
che sembra cantare immune dalla strage.
ma più bello dell’amare non c’è niente
nella sua radiosa resistenza. Persino un bacio
sul punto della morte di fronte al tempo eterno
potrà giovare come medicina o una bandiera
che sembra cantare immune dalla strage.
(Rita Pacilio)
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NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE
Rita Pacilio (Benevento, 1963) è poeta e scrittrice italiana. Sociologa di formazione e mediatrice familiare di professione, da oltre un ventennio si occupa di poesia, musica, narrativa, letteratura per l’infanzia, saggistica e critica letteraria. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Recenti pubblicazioni in poesia: Così l’anima invoca un soffio di poesia e Come fosse luce. È stata tradotta in dieci lingue.
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Antonio Josef Faranda nasce a Sant'Agata de' Goti (BN) il 12 novembre 1996. È compositore e produttore musicale. Sì è laureato in chitarra jazz e composizione jazz presso il Conservatorio "Nicola Sala" di Benevento. Pubblica la sua prima raccolta poetica, Lontano dal centro, nel 2023 con RPlibri.
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