(Redazione) - Genere In-verso - 23 - A proposito di Piero Ciampi

 

di David La Mantia

Piero Ciampi era tutto quello che si immagina dei poeti: una vita amara ed agra, per dirla con Bianciardi, il contrasto tra l'immaginazione creatrice e il dolore di sapersi gretti e meschini, il non saper essere altro che questa incapacità di vivere, questa inettitudine all'esistenza, il sarcasmo su di sé ed il mondo, un cinismo portato all'estrema potenza, farcito talora dalla violenza. E tutto stretto, ingabbiato nel narrare l'abitudine: svegliarsi, maledire quel risveglio, andare, camminare, lavorare, mangiare, bere. Fare i bisogni, fare sesso. Maledire chi ti infelicita la giornata.
Campare, insomma.
Senza accorgersi dell'amore. In un mondo senza amore e senza speranza.
Piero Ciampi era un Modigliani fuori del tempo, uno nato nella città strampalata per eccellenza, Livorno, di fronte alla casa natale del pittore novecentesco maledetto per antonomasia. Uno a cui il destino aveva giocato un brutto scherzo. Bohème? Certamente. Ma quasi un secolo dopo. 
Un Bukovskji errabondo e talora fallito, un pellegrino dell'esistenza. Un epicureo già dannato in vita. Senza un'estetica che non fosse già l'insieme dei suoi gesti, delle sue scelte, dei suoi sberleffi.
Come poeta, Ciampi realizzò una sola raccolta, 53 poesie; gliela pubblicò nel 1973 Ennio Melis per la RCA in un’edizione elegante e spartana, dalla copertina totalmente bianca come il White Album dei Beatles. 
Resta forse il primo e unico caso in Italia in cui un’etichetta discografica abbia pubblicato un libro di poesie di un cantautore, riaffermando con una sola operazione editoriale quella continuità tra poesia e canzone ben presente alla tradizione romanza, dai trovatori provenzali agli stilnovisti, e poi sdoppiatasi in diramazioni distinte seppur tangenti
Piero Ciampi, cantautore e poeta, nasce il 28 settembre 1934 a Livorno. 
Visse gli anni della giovinezza scrivendo, cantando e declamando i suoi inconfondibili versi nei locali della grande Parigi degli chansonniers e in seno alla nascente industria discografica milanese e romana: in patria, la stima e l’amicizia di artisti e produttori gli consentirono di registrare alcuni dischi, che ebbero all’epoca scarso successo, ma che oggi sono considerati tra le più importanti opere della canzone italiana e non solo. Ricordiamo Piero Ciampi (1971), Io e te abbiamo perso la bussola (1973) e Dentro e fuori (1976). In vita ha pubblicato un solo libro, 53 poesie (1973), a cui sono seguite altre raccolte postume. Piero muore a Roma il 19 gennaio 1980 all’età di quarantacinque anni.
_____
BIBLIOGRAFIA
Poesie di Piero Ciampi su Tortuga Magazine
stampa la pagina

Commenti