Post

(Redazione) - Dissolvenze - 10 - Di sale e di neve

Immagine
A cura di Arianna Bonino Boris Ryžhy è la sua faccia. Boris Ryžhy è la sua cicatrice. Non so da dove arrivi quel segno, ma gli dona una bellezza particolare, marchiando di dolore la chiarezza del volto. Non posso immaginarlo senza. Forse uno scontro con qualche sbandato; ce ne sono molti nell’adolescenza di Boris e forse non c’è quasi altro genere di frequentazioni nella sua prima giovinezza. Oppure un segno permanente di un incontro di boxe, disciplina in cui si distingueva e dietro la quale si nascondeva il poeta Boris. Una crepa su una maschera di porcellana, una fenditura asciutta, magari prodotta da qualcosa di tagliente che spinge da dentro e che, un giorno - venerdì 11 maggio 2001- esplode. Boris Ryžhy nasce a Chelyabinsk nel settembre del 1974, suo padre è un ingegnere minerario. La famiglia si trasferisce presto a Sverdlosk, dove Boris spenderà la sua esistenza. Muore ad Ekaterinburg nel 2001, nel nord della Russia. È lo stesso posto, ma il nome nel frattempo è cambiato. Il su

Dopo il tempo (Oblivion)

Immagine
Lo sai; quando torna lunga l'onda d'un dire mai espresso,  lo fa senza bussare.  Allaga e riempie e infiamma di liquidi urticanti ventricoli troppo inesperti  al cospetto del Silenzio, e tu, e io, e noi,  li ascoltiamo borbottare come magma da una ferita da aspirare con una cannula d'oro. Non mi restava che quell'ultimo passo - piegare il corpo al dolore per evitare la fuga nella parola - per ascoltare le disarmonie - seconde e settime -  della melodia che ci univa, allora. Nel delirio della febbre avevi il volto di mio padre e la voce era la tua, così barbara da innamorare.  Sei svanita tra i sudori madidi  della mia pelle; restava sullo sfondo una voce tremula d'anziano. Chiamava la mamma nello strazio, là dove risiede celata ogni bellezza  si possa immaginare. Foto e testo - inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 10 - DOGMA (1999) - Riflessione sulle buone idee contro ogni dogma

Immagine
A cura di Stefania Lombardi Interpreti e personaggi: Ben Affleck: Bartleby / Barry Matt Damon: Loki / Larry Linda Fiorentino: Bethany Sloane Jason Mewes: Jay Chris Rock: Rufus Alan Rickman: Metatron Jason Lee: Azrael Salma Hayek: Serendipity Kevin Smith: Silent Bob Janeane Garofalo: Liz George Carlin: cardinale Ignatius Glick Alanis Morissette: Dio «Benché dopo 10 minuti diventi evidente, View Askew dichiara che questo film è, dall'inizio alla fine, una commedia surreale che non va presa sul serio. Insistere sul fatto che quanto segue sia incendiario o provocatorio significa fraintendere le nostre intenzioni ed emettere un giudizio inopportuno; emettere giudizi spetta solo e unicamente a Dio (questo vale anche per i critici cinematografici… scherziamo). Quindi, per favore, prima che pensiate che questa sciocchezza di film possa nuocere a qualcuno, ricordate: anche Dio ha un senso dell'umorismo… Prendete l'Ornitorinco. Grazie e buona visione. P.S. Porgiamo le nostre sincere

(Redazione) Specchi e labirinti - 10 - Tishà be Av e brandelli di Shoah

Immagine
  A cura di Paola Deplano Tishà be Av è un giorno di lacerazione e di lutto, un giorno in cui il dolore del singolo si fonde con quello di un popolo. Un dolore ciclico, ripetuto. Un dolore che si rinnova, con diverse motivazioni, sempre nella stessa data. Difficile non vedere, in questo, un messaggio della Vita. Cos’hanno in comune, infatti, la doppia distruzione del Tempio e quella di Gerusalemme, le cacciate da Spagna e Inghilterra e la deportazione a Treblinka? Oltre al fatto di essere accadute tutte a Tishà be Av e di aver portato dolore e sconcerto in un intero popolo, questi avvenimenti insegnano che ad ogni tentativo di annientamento corrisponde, in modo eguale e contrario, una forza che apre nuovamente le porte alla vita. La resilienza dell’erba che, dopo essere calpestata, ritorna al suo posto, lieve e verde, come prima. Quest’anno Tishà be Av è stato dal tramonto del 6 alle prime stelle del 7 agosto, non molto lontano da oggi. E pensando a perpetuare la memoria di chi non c’

(Redazione) - Letti da Francesca - 07 - su Mare mosso di Francesco Musolino, Edizioni e/o, 2022

Immagine
A cura di Francesca Piovesan Il mare mosso che racconta Francesco Musolino in queste pagine, è il mare di Sardegna, sferzato dal maestrale invernale, in una notte di Natale, ma è anche la laguna che si apre davanti a Venezia, il golfo di Trieste, l’azzurro di Posillipo, le onde di un’infanzia palermitana. Protagonista è Achille, un ex allievo dell’Accademia navale di Livorno, che da una carriera sicura e ben avviata, si ritrova a dover cambiare repentinamente la sua vita, trasferendosi a Cagliari, per guidare una flotta di rimorchiatori, la Siresa Spa, che si occupa di portare in salvo imbarcazioni alla deriva. L’SOS che riceve la sera di Natale parte da una nave turca battente bandiera boliviana, un cargo fatiscente che trasporta tonnellate di pesce, abbandonato dall’equipaggio, e insabbiato in una caletta poco lontano da Oristano. Achille, con i suoi colleghi, dovrà cercare di mantenere in vita l’imbarcazione e di condurla al porto più vicino, per sfruttare le convenzioni internazio

Samurai

Immagine
È inutile tingersi il volto di fango o coprirsi la cute di simboli se non hai mai posato sguardi di vetro su un'orizzonte che tace. L'odore della battaglia giunge di lontano da un'attesa senza fine e dirsi pronti significa solo  muovere il passo dopo aver visto. Sguardo - passo - nuovo sguardo - nuovo passo: questa è la legge del Samurai la cui spada brilla  solo quando taglia. Foto  e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 10 - Nota di lettura alla silloge "Nuda" di Doris Bellomusto (Giuliano Ladolfi Editore, 2022)

Immagine
A cura di Sergio Daniele  Donati Cosa sia la nudità lo sa la vita , che ai suoi esordi sempre senza veli si presenta. Lo sa l'essere umano che in quel lemma così breve mette ogni sua fragilità ed esigenza di ritorno alla sorgente di un dire non filtrato. E lo sa il poeta che, in tanto si sente attraversato da fenomeni più grandi di lui e costretto da limiti creativi, in quanto riesce a trasformare i suoni provenienti dalla sua balbuzie nel valore comunicativo di un inciampo prezioso.  Quando un poeta dichiara la propria nudità davanti al mondo, tutto il creato sensibile dovrebbe vivere un attimo di sospensione, denso di ascolto profondo, perché tale dichiarazione ha valore universale e riguarda la condizione esistenziale dell'uomo. Cosa sia la nudità sa sicuramente Doris Bellomusto , poeta che è stata capace di mettere nella sua silloge Nuda (Giuliano Ladolfi Editore, 2022)  ogni delicato passaggio che la descrizione di un essere umano privo di filtri necessita. La scrittura

Una voce barbara

Immagine
Per anni una voce barbara - una voce roca e sgraziata figlia d'un grido  di sdegno al mondo - ha abitato le rubie regioni  del mio pericardio. Cercava l'attacco al sovrano - la distruzione del nome  custodito nei miei ventricoli. È bastata una sola parola del sovrano - il monito che piega il corpo e spezza il respiro - a polverizzare quella voce gridata senza controllo; di lontano. Il sovrano tace per eoni e ascolta e cerca radici sacre nei più gravi sacrilegi; il sovrano vuole assoluzione ma,  se non è possibile, la sua parola unica piega il corpo, spezza il respiro e allontana per sempre.  Perché nulla può avvicinarsi, se non degno, al nome custodito  nel ventricolo più celato.

(Redazione) - Dissolvenze - 09 - Ma il nome di loro vivrà per sempre

Immagine
A cura di Arianna Bonino (1) Da ventotto anni, ogni estate che viene e precisamente nel mese di luglio, lo trovo con le dita, più che con gl i occhi: questo libro è nel secondo ripiano della libreria, di fronte alla porta-finestra che per prima si illumina ogni mattina all’alba. L’ho messo ventotto anni fa tra alcuni volumi di poesia: è lì il suo posto, anche se non è una silloge, non è una raccolta di liriche, non è un poema, non è un volume di sonetti o un’ode. Non è nemmeno un breviario di preghiere e invocazioni. Men che meno un romanzo o un’opera teatrale. Non ci sono personaggi in questo libro, anche se ci sono molte figure e tanti nomi. Ci sono sessantadue fotografie proprio all’inizio, subito. Intendo dire che è l’unico libro che io conosca che è fatto così: non c’è niente prima delle fotografie, che infatti compaiono all’istante, appena si apre, senza una prima di copertina con il nome degli autori e il titolo. E le controcopertine sono sgombre, non c’è scritto niente di nient

Quattro inediti di Annamaria Scopa

Immagine
Da bambina avrò cura di me colmerò quel diaframma sciancato dei giorni felici questo essere tana e nido d'aria Mi crescerò da dentro Ho sognato nell'enorme spazio del mondo un albero solo un alfabeto di rami il punto in cui si spezzano quando sono stanchi d'esistere (Inedito 2019) ____ Sapessi rendere al cielo l'Indugiare del tempo tra infinite lunazioni di me starei dentro gli occhi delle rose_ Sono morta mille volte & resto Ho svuotato la casa La vita in cui cado: una poesia un aranceto un dipinto di Gauguin La felicità devi crederlo forse siede sotto un pruno selvatico al limitare del bosco Il mare d'inverno ha un presagio come la parte migliore di te. (Inedito 2018) ____ Non so parlare di me resto fuori cinque porte per questo dentro piego suoni sulla Via Lattea mollichine di pane non mi troverai Ti dico non chiamarmi senza coraggio Non mi lascio mai addormentare facilmente Quanto pesa il cuore lo misuro ad alberi La distanza prima de

Poesie brevi #1

Immagine
Sussurro Aspetta; dillo più piano, che sia un sussurro il tuo parlare della fine. Sull'autobus voci di foglia sullo sfondo e i ricordi tamburi Velo Colsi del velo non lo strappo, ma la carezza. Apnea Un'apnea è l'albero a camme dei nostri respiri e del grido feroce d'ogni speranza Volo Volo radente; sul piano del desiderio plano assente. Alisei (...) e m'incanta nella veglia il sussurro degli alisei nella lingua fatata del sogno Velati Velati lo sguardo, che canti il tuo corpo il canto dell'infinito. Fortune E dirsi fortunato - nella penombra - per l'assenza di abbaglio. Incatenati È un gran talento - e un po' fortuna - dirsi incatenati e in attesa della Luna. Sogno Il sogno, dici, è l'entrata nel mondo dell'Altrove. Io invece credo ne sia l'uscita. Sull'autobus (2) Tengo per me solo - non detta e feconda - una benedizione alla vita. Sorgente La sorgente della parola si cela dietro il primo passo d'un bambino, nel parco dei sogni. Mai