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Lumaca (della serie Oblivion)

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L'esoscheletro d'una lumaca e la sua bava, lo sai, hanno identica funzione. Ricordano quanto debba essere protetta la nostra parte molle perché possa lasciar traccia.  Io vengo da stelle lontane e non mi spaventano le galassie; ho però il terrore del piede distratto. Il piede che non danza questa melodia persa, bava dei nostri ricordi, calpesta una corazza fragile e inabile a dire del cuore bambino  e guerriero che protegge. Resta un crack ottuso sotto fogliami marci e lo svaporare dei sogni d'una lumaca guerriera.

Dialoghi poetici coi Maestri .28 - Georg Trakl

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Georg Trakl - foto di repertorio Di notte L'azzurro dei miei occhi si è spento in questa notte. L'oro rosso del mio cuore. Oh come quieta ardeva la luce. Il tuo manto azzurro avvolse chi affondava; La tua bocca rossa suggellò l'ottenebrarsi dell'amico. (Da Sebastian im Traum - in Georg Trakl «Poesie», a cura di  Ida Porena, Einaudi Editore 1979 - seconda edizione) ____ Azzurro Azzurro - addio di falena, canto sussurrato al lume; Bianco - dito rugoso puntato  su stelle indifferenti. Rosso - passo nudo e felino su sabbie fini.  ( Sergio Daniele Donati - inedito 2021)

(Redazione) Letti da Francesca - 02 - Nicoletta Verna, Il valore affettivo (Einaudi Editore - marzo 2021)

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A cura di Francesca Piovesan Nicoletta Verna, Il valore affettivo - Einaudi Editore Il valore affettivo è una qualità delle cose. Qualità che impariamo dall’infanzia, che comprendiamo una volta adulti. Il valore affettivo, per Bianca, la protagonista che ha fatto otte nere all’autrice una menzione speciale della Giuria al Premio Calvino 2020 , è una bambola:   Barbie, magia nei Capelli.   Capelli che sono lisci, e grazie a una polverina diventano ricci; capelli ricci che l’acqua riporta lisci. Barbie magia nei capelli è la congiunzione fra chi è ancora pressato a terra dalla forza di gravità, e chi non c’è più a calpestare la terra: Stella, una sorella adolescente, morta in circostanze chiare ma non troppo.  Ed è proprio quel troppo a infarcire il romanzo, a far chiedere al lettore chi, come, perché, caso o volontà? Stella, simbolo di giovinezza, di femminilità acerba, di corpo che si affaccia al mondo, allo sguardo degli altri. Stella, simbolo di dolcezza, di intelligenza, di maturità

Tralicci e ruggini

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«Tralicci» di Sergio Daniele Donati Pensi che il sacro risieda  in oli e incensi -o mirre- che si manifesti solo nel sorriso d'un bimbo o nel volo distratto del gabbiano.  Poi t'accorgi che  la dimora del sacro è nella ruggine  d'un traliccio abbandonato, che sacro è il desiderio di tingere di rosso la morte per non permetterle  di confondersi con l'oblio  del ciclo delle stagioni; sacro è ogni sforzo di memoria e la ripetizione bisbigliata  dei nomi che si celano tra i licheni; sulle pietre. Sacra è l'ironia del profano e il ma-ma-ma balbuziente del neonato; prima dire la parola che tutti noi quieta. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito 2021)

Su "Villa Lysis (1937)" (Tiziano Mario Pellicanò - Abra Books ed, Vicenza 2021) - recensione del prof. Michele Stanco

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Il recente romanzo di Tiziano Mario Pellicanò, Villa Lysis (1937), è tante cose insieme: un romanzo storico (perché ambientato nella Napoli degli anni ’30), un giallo (perché al centro c’è un assassinio), un romanzo psicologico (perché è un tentativo di ricostruzione del movente del delitto), un romanzo filosofico (perché il delitto, e l’indagine che ne segue, si innervano di ragioni più profonde, legate al senso stesso dell’ex-sistere). Romanzo giallo, si è detto, ma – occorre precisare – di un giallo sui generis. Infatti, dal momento che l’assassino è (o sembra essere) già noto, l’indagine non riguarda le circostanze del delitto, ma è volta soprattutto a ricostruire l’identità psicologica dell’omicida. Ricostruzione, peraltro, non semplice, perché il medico legale chiamato a svolgere una perizia psichiatrica dell’omicida finisce per diventarne una sorta di controfigura, in un gioco di specchi in cui l’anima dell’uno si riflette nelle parole dell’altro. Ed è forse questa la cifra più

Notturna 3

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Abazia di Chiaravalle - particolare del portone Foto di Sergio Daniele Donati 2021 Li sento battere, grattare il muro mentre il pensiero si adombra e grida con verso di gabbiano il richiamo del domani; li sento arrivare lenti i dubbi del giudicato, del senza difesa, dell'ammutolito. E taccio, perché so  che verranno sciolti dal mono-tono dell'assiolo, dalla memoria dell'assoluto che solo la notte sa donare ai miei midolli. (Sergio Daniele Donati Inedito Dicembre 2021)

Dialoghi poetici coi Maestri - 27. Claude Roy

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Claude Roy - foto di repertorio Neige/Vent/Silence La lumière blanche de la neige Le flocons tombent en retenant leur suffle Il neige du silence Le silence en silence caresse le silence Le très noir corbeau lui-même empêche son cri de déchirer le ciel Si nous allons plus loin sur le chemin de la lande nous entenderons parler la mer indifférente la vague histoire gris qu'elle raconte au vent En cette saison le jour finit avant de commencer Paris - Samedi 25 avril 1992 (Tratto da Claude Roy Le pas du silence - suivi de Poèmes en amont - ed. Gallimard 1993) ______ Neve/Vento/Silenzio La luce bianca della neve I fiocchi cadono trattenendo il fiato Nevica del silenzio Il silenzio in silenzio carezza il silenzio Lo stesso nerissimo corvo Impedisce al suo grido Di lacerare il cielo Se andassimo più lontano lungo la landa sentiremmo parlare il mare indifferente la vaga storia grigia che racconta al vento In questa stagione il giorno finisce prima di cominciare (Traduzione libera di S

E non sarò mai solo

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«Pensive lady» - E. Hopper E non sarò mai solo finché esiste il «fuori da me», finché resiste un pulviscolo d'alterità al buco nero nel mio sguardo. Non sarò mai solo nel bisbiglio degli infiniti nomi nel gorgoglio di oli sacri sotto l'altrui fiamma.

Vav (terzo ciclo)

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  "Vav" di Sergio Daniele Donati In cielo volavano rondini dai versi acidi; suoni che chiamavano forte a sé la potenza del “lontano”. A me sembravano scomporre un cielo di carta velina azzurra in coriandoli leggeri. Sotto il loro volo sapiente, stava il mio sguardo bambino. “Vedi Sergio,” mi disse papà, “le rondini cuciono i lembi del cielo perché diventi una coperta per i nostri sogni”. Capii allora che non esiste lacerazione possibile, finché tra me e l'altro un paziente e anziano sarto saprà cucire rammendi argentati. Fu un sogno. Le rondini, i coriandoli e la voce di un padre capace di parlare di sogni, fu solo un sogno. Capisco ora che quello stesso sarto anziano conserva i suoi fili migliori per lo strappo, che a volte ci lacera le viscere, tra i nostri desideri di completezza e la voragine dei nostri bisogni; insoddisfatti. Quell'anziano sarto tesse un arazzo e chi lo osserva con sguardo critico scuote la testa per il filo scomposto che pare uscire dall'ord

Su "Primo levi e la coscienza poetica" (Elisa Occhipinti - Divergenze ed. 2021) - recensione di Sergio Daniele Donati

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  Poi arriva, anche per il tatuato , il momento dell'elaborazione; l'attimo di stacco -per me sublime- in cui guarda il proprio sforzo espressivo, il proprio piccolo alito sull'indicibile, prendere forma, seppur claudicante, evanescente; limitata. Per un ebreo parlare di Shoah è essenzialmente parlare di pelle e viscere; e interrogarsi sul rapporto e sulla possibilità di convivenza tra Shoah e Poesia è interrogarsi su un'ulcerazione profonda. Elisa Occhipinti nel suo magnifico libro Primo Levi e la coscienza poetica ( Divergenze ed . - 2021) è capace di percorrere quei crinali con delicatezza e profondità impareggiabili. Fa bene l'autrice, ad esempio, a delineare con chiarezza il punto di divergenza tra Levi e Celan sulla possibilità di poetare dopo Auschwitz. E per me, che del libro di Elisa Occhipinti sono stato appassionato lettore, il cenno a quella questione diviene altro da una mera discettazione accademica. Per chi scrive, specie se ebreo e specie se scrive

(Redazione) Lo spazio vuoto tra le lettere - 02 - La dinamica del silenzio in Claude Roy

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A cura di  Sergio Daniele Donati C'è Silenzio e Parola; e c'è il silenzio e la descrizione verbale del silenzio. E poi, sì: c'è il Silenzio e la descrizione silenziosa del silenzio. Il poeta lo sa: è all'interno di questo segmento del reale, i cui vertici appaiono guerrieri medievali in corazza e pronti alla tenzone, che il suo dire e il suo non dire devono muoversi. E, più si pone la questione del proprio rapporto col silenzio, più il poeta trova nella via della parola diversi gradini del proprio nascondimento - dalla esplosione gioiosa di un ego esuberante fino alla più completa evanescenza. Poetare è tanto dire della propria capacità di sparizione ai propri stessi occhi. Anche come percorso psicologico scrivere poesia è spesso essenzialmente un processo di defogliazione, di decorticamento; una via fondata sulla demotivazione, sulla diluizione di un sentire personale nel flusso collettivo di parole che da millenni sostiene chi scrive. Per questo scrivere poesia è esse

Chanukkah e Kintsugi

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Che vuoi che sia una crepa sul muro o una traccia nera, di muffa su soffitti umidi? E perché dovrei coprire i miei dolori con speranze dai suoni stranieri? Lascio la gioia del Kintsugi a chi maneggia la spada con la grazia del petalo bianco sul muschio - ne resto ammirato come chi sa riconoscere una maestria aliena. Io ho mani sporche d'inchiostro e in questi giorni mi scotto le dita con la cera; accendo candele nella speranza della speranza e, se non viene, non immagino la mia argilla, spezzata a terra, ricomposta da mani divine, né le mie vene attraversate da rivoli di metalli liquidi e preziosi. Ogni speranza di speranza contempla silenziosa la possibilità d'una caduta, anzi, d'un rotolio di massi su crinali scoscesi. (Sergio Daniele Donati - Inedito, novembre 2021) _____ [NdA: il titolo di questa poesia è derivato dalla festa ebraica di  Chanukkah  e dalla pratica tradizionale giapponese del  Kintsugi . Due modi diversi e profondi di narrare il r

(Redazione) Dissolvenze - 01 - All'improvviso

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  A cura di Arianna Bonino Se proprio dovessi finire nell’obiettivo della macchina fotografica di qualche scrutatore d’anime, l’ideale sarebbe non saperlo. E che lui fosse Miroslav Tichý . I più bei baci sono quelli rubati e forse questo vale anche per le fotografie.  Quelle dove non guardavi, quelle che ritagliano un particolare, un movimento, l'imperfezione di un istante che da qualsiasi diventa unico e irripetibile. Tutte le modelle di Miroslav Tichý lo sono state senza saperlo. Chi poteva sospettare infatti che quel clochard eccentrico e stralunato passeggiasse per le strade di Kyjov in cerca di movimenti da cogliere, di battiti inconsapevoli, di corpi ombrosi da tramutare in idoli carnali? D’altronde tra le mani aveva soltanto uno strano oggetto a forma di reflex, ma costruito in cartone, plastica e corda. Un giocattolo inoffensivo nelle mani di un vagabondo un po’ folle.  Tutto vero o quasi: un giocattolo, un vagabondo, la folle libertà di non possedere che i propri sguardi,

That old slow blues

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"Marea" di Sergio Daniele Donati Mi sono immaginato per un momento figlio d'un altra storia in cui non ridevi del mio batter sempre sugli stessi tasti e capivi che l'ultimo accordo di settima minore di un giro di blues richiama sempre il primo; in cui accettavi la feroce legge che vuole che due suoni siano identici solo in teoria - lo stesso tasto d'un piano, lo sai è influenzato dal peso del dito che lo percuote e, non meno, dalla sua umidità. Ma tu ridi, perché non sei figlia dell'umido. Per te il diverso non ha mai nulla a che fare con la ripetizione - come se le stagioni, diverse, sì, ogni volta, non si ripetessero ogni anno. Io però dell'umido sono ben figlio, ho labbra rosse e gonfie e la mia armonica è piena della mia saliva, i miei occhi colano umidità salata quando tengo un micro-secolo in più l'ultima settima, prima di tornare al primo accordo - non commuovono anche te gli ultimi caldi autunnali prima dell'inverno? E poi diciamolo, io son

Sognavo tanto

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  "Bella di notte" di Sergio Daniele Donati Sognavo tanto. Prima che mi togliessero il sogno, che lo tagliassero in coriandoli multicolori; prima che il pulcino tornasse nell'uovo e la terra fosse confusa di nuovo con le acque, io sognavo tanto. Tempo senza sogno, smemorato e asmatico, tempo che traccia linee evanescenti di dolore, macchie d'inchiostro simpatico su fogli senza firma. Però, prima, io sognavo tanto.

He (terzo ciclo)

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"He" di Sergio Daniele Donati Stiamo tutti fermi a osservar la soglia a farci cogliere dallo stupore d'un vento lontano. Pochi però sanno o dicono del dolore d'ogni narrazione dello strappo e dell'abbandono, del timore che crea un viaggio se non ne sai immaginare  la possibilità di ritorno. Per questo resto ancora un poco nel luogo protetto e apro la finestra. Che il presente e l'altrove si mescolino sulla mia fronte a formare speranza

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 01 - Un Padrino per riflettere

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A cura di Stefania Lombardi Riflessioni sul film “Il Padrino” di F. F. Coppola Per anni ho considerato "Il Padrino" il mio film preferito perché ha tutto: storia familiare, passioni, intrighi, vendetta, decadenza, romanticismo, tragedia, commedia, massime di vita. Ci sono film migliori, ovviamente, e ne conosco moltissimi; tuttavia, qui ho trovato gran parte dello scibile per considerazioni filosofiche; e non solo. Sto dando per scontato che lo conosciamo tutti e per questo allego qui di seguito alcune mie vecchie riflessioni al riguardo. Contengono spoiler perché sono, appunto, riflessioni e non recensione. “Io credo nell’America” . Così inizia un autentico capolavoro della storia del cinema, meglio conosciuto come “Il Padrino”. Ci troviamo davanti a un film che è poesia pura, oltre che film cult d’eccezione. “Il Padrino” non è solo una storia di mafia; identificarlo in una delle tante storie mafiose sarebbe recargli un imperdonabile torto, non rendergli la dovuta giustizia,

Su "Al di là della polvere" (Fabio Ivan Pigola - Divergenze ed. 2021) - recensione di Sergio Daniele Donati

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Mi diceva quand'ero ragazzo un anziano signore, un vero amante delle parole, che la grande letteratura è una burla in cui il lettore parte, lancia in resta, con un'idea già formata su cosa leggerà e si trova poi disarcionato da un cavallo imbizzarrito e, in breve tempo, con la faccia nella polvere. «La letteratura, quella seria,» diceva, «è un cavallo pazzo e ti porta dove vuole lei, senza neanche chiederti il permesso».  Con gli anni le mie abilità di lettore si sono raffinate e ora posso dire cosa sia per me la grande letteratura, forse. Ma, anche se non rinuncio a trovare un poco inutile cercar definizioni, tuttavia, quell'idea dalle tinte western, in cui la letteratura prende il ruolo d'una sorta di mustang indomabile che ti porta lontano da una destinazione facile e attesa, mi è rimasta nel midollo. È sempre questo il primo criterio di valutazione per me, che mi avvicino con entusiasmo a volte eccessivo all'altrui scrittura: prendo un libro in mano e, prima an

Due poeti allo specchio (Amina Narimi e Sergio Daniele Donati)

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  Dumìa La voce sottile dell'acquabuona portava altro pane intorno alle querce, fra i larici d'oro dei solchi profondi. Cercava la tacca, il tocco dell'angelo, il taglio perfetto dell'umidità, con le dita più sacre di un madonnaro quando posa per terra il celeste Maria. Carezzava le vulve, i seni degli alberi nell'amata dumìa della polvere viva benedetta compagna del biancomangiare arresa alla grazia della neve più alta. Si è confuso alla resina il suo respiro lasciando le mani e un giovane anello per disegnare da un fianco all’altro dei pesci antichi che lentamente risalgono l'aria mutando in uccelle. (Amina Narimi - Inedito 2021) Il giorno che mi diedero il nome Il giorno che mi diedero il nome fuori pioveva forte. Il vecchio aveva voce morbida, figlia di mondi lontani. “Che sappia chi è il suo Giudice”, disse, poi si rivolse al Silenzio nella capanna: “Taci,” gli disse, “lascia parlare il vagito”. E io piansi e le galassie sorrisero -inesorabile non è la