Un addio barocco
nell'incrocio esatto
tra suono e assenze
che prende forma
il canto dello stupore.
È al confine tra le paludi
di un pensiero blu
appena accennato
e l'abbozzo dell'ordine
supremo del desiderio
che geometrie auree
raccontano lievi la saga
di armonie celate.
È la che io mi perdo
e tu ritrovi in mia assenza
il piacere di pronunciare
un nome arso dai fuochi
di un'oblio senza fine.
È là che lascio
sia linda l'onda
e precario il richiamo;
là, sulla frontiera
tra il gioco della parola
e l'asfissia dei silenzi.
Vado per non tornare
e questo il corno inglese
non sarà mai capace
di raccontarlo a un mondo
ignaro del proprio nome.
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Testo - inedito 2025 -
di Sergio Daniele Donati
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