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La danza del pugile

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Abbasso la guardia, ancora una volta, e lo prendo in pieno volto.  E cado a terra col pubblico che grida e il viso preoccupato dell'arbitro a pochi centimetri dal mio.  Conta fino a dieci. Urla. Ma dieci cosa?  Non sono certo secondi quelli che scorrono lenti tra i miei occhi gonfi.  Uno, due , tre.  Nemmeno il tempo di capire dove sono. Respirare mi fa male.  Erano tre i fratelli maschi che mi hanno portato via.  E danzo sul ring e picchio forte il sacco per dimenticare, per perdonarmi di essere sopravvissuto, io, il più piccolo, unico nella mia famiglia, a quello scempio.  E certo che ho dovuto imparare a danzare, e non so se sia più difficile schivare i montanti di Jo, il mio istruttore, o i ricordi.  So che muovo i piedi leggero come un danzatore classico e la gente in palestra si ferma a guardarmi estasiata.  Ma, se il nome dei miei fratelli compare da qualche angolo della mia mente, mi fermo abbasso la guardia e guardo Jo. Vorrei che mi colpisse in mezzo al viso, che mi fraca