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Dialoghi poetici coi Maestri - 56 - Paolo Conte

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C’era tra noi un gioco d’azzardo Ma niente ormai nel lungo sguardo Spiega qualcosa Forse soltanto Certe parole sembrano pianto Sono salate, sanno di mare Chissà, tra noi, si trattava d’amore Ma non parlo di te, io parlo d’altro Il gioco era mio, lucido e scaltro Io parlo di me, di me che ho goduto Di me che ho amato E che ho perduto E trovo niente da dire o da fare Però tra noi si trattava d’amore C’era tra noi un gioco d’azzardo Gioco di vita, duro e bugiardo Perché volersi e desiderarsi Facendo finta di essersi persi Adesso è tardi e dico soltanto Che si trattava d’amore e non sai quanto Paolo Conte - testo della canzone Gioco d'azzardo Io non so giocare al gioco dell'amore; so essere dado o forse panno, verde come la sua bile quando dissi amore . Disse: è presto, come puoi dirlo? Abbassai lo sguardo; il dado era tratto sul suo sguardo vitreo e sulle cinque lettere che mi tornavano in gola come riflusso. Scusa, Paolo,  se ti rubo il verso,  ma adesso è tardi e dico soltanto c

Il pugile (ispirata a: Gioco d'azzardo di Paolo Conte)

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Schiva, schiva, para, schiva e colpisci.  Montante basso, para, schiva, schiva ancora. E saltella, danza, cambia guardia, resta al centro del ring, attacca, danza ancora. Diretto, gancio, diretto. Alza la guardia, esci dalle corde, schiva. Colpisci ora. Colpisci...ora. E nella testa quel ritornello, piazzato sotto l'arcata sopraccigliare ormai rotta: “io parlo di me, di me che ho goduto, di me che ho amato e...” Attento, para, ora entra nella sua guardia. Uno, uno, due. Uno. Saltella. Al corpo, al corpo, senza sosta, senza pietà, toglili il fiato. “...e che ho perduto” Gancio, gancio, diretto, gancio. Non fermarti. “Adesso è tardi e dico soltanto...” Cambia guardia ancora, il sudore ti brucia nel sopracciglio. Non importa, mordi, attacca, attacca, non dargli sosta. “...che si trattava d'amore” Diretto, diretto, gancio, montante, diretto. E' a terra. ….sette, otto, nove, dieci “...e non sai quanto”