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Un canto di morte - שיר מוות

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Foto di Man Ray פתחתי את ידי לנשמת העולם אבל הדממה עכשיו אין יותר  קול הרוח רק שיר מוות עולה מן הארץ Ho aperto la mia mano all'anima del mondo ma il silenzio ora non ha più  la voce del vento; solo un canto di morte sale dalla terra _____ testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati

Un dittico "giapponese" (di Sergio Daniele Donati)

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  Foto di Man Ray Ki-Ai (1) Al tempo delle miriadi  di formiche mirabolanti, un solo grido stirava la propria voce attendendo che la nenia antica trasformasse il proprio ritmo in fragore cristallino. Ero là, pronto ad essere gettato  contro il muro dell'illusione, come proiettile.  Fu allora che innalzai la mia volontà  fino a toccare il non desiderio. Poi fui sparato. Altri mi hanno dato un nome, il cui suono soffusamente potente è Kiai _______ La vita che mi diedi  (in morte del Maestro) Nato da una voce non ancora sopita,  il vento mi scuote come ulivo dalle mie incertezze - cadono in reti verdi a terra, pronte per la raccolta - Poi, come sempre il Silenzio  mi guida verso il Silenzio. Questa la vita che mi diedi in morte del Maestro. (2) SERGIO DANIELE DONATI INEDITI 2006 NOTE (1) - Il Kiai è il suono che nelle arti marziali si emette prima di portare un colpo (atemi), o durante la sua esecuzione o subito dopo la conclusione della tecnica. La parola Kiai è composta da due p

Due poeti ancora davanti a Man Ray (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

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SERVE UN TALENTO E se io ti amassi senza avere il coraggio di dirtelo? Non trovo una soluzione Serve un talento da poeta per passare le ore a scolpire parole oppure restare appesi come trapezisti a fare salti mortali nell'aria per ora ti guardo da lontano amare chi non sono e non sarò mai tu che resti nella luce avvelenata mentre la notte diaccia il vetro delle mie pupille e l'ombra del tuo corpo sul mio letto sfatto (Rita Bonetti - inedito 2022) DOVE CULMINA L'AMORE Sai pensavo che là, dove culmina l'amore, radica il seme dell'assenza; e trova terreno bruno e fertile il grido della mancanza. Ci vuol talento - è vero - a distogliere lo sguardo dalla piena d'un fiume, e a posarlo lontano sulle albe della solitudine. Siamo sempre altrove e inadatti a dirci funamboli del sogno; eppure là, in alto, ci rende languidi la luce di stelle forse ormai spente. Non c'è scalpello che possa dare forma a una parola capace di contenere la

Due poeti davanti a Man Ray (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

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Man Ray. Donna dai capelli lunghi, 1929 IN EQUILIBRIO SU UNA RAGNATELA (di Rita Bonetti - inedito 2022) Mi allontano dai miei fantasmi prima di svelarne i segreti danzo in equilibrio su una ragnatela prendo le distanze dall'odore di muffa dei giorni da grumi di ricordi inamidati il silenzio sbarra la porta alla parola la carne che si fa piaga e consunzione poi una stanza vuota Mi capovolgo per non sprofondare batte il sangue nelle tempie apre un varco e attraverso tutto l'universo in un respiro solo __ E SE FOSSE VERO (di Sergio Daniele Donati - inedito 2022) È come una cascata la discesa a terra d’ogni simbolo. Là, tra aghi di pino e canti di lucciola, finalmente s’è quietata la mia ansia di vivere. E, se non percepivo la tela, c’era un ragno; mi guardava con occhi pelosi e pareva dirmi: «non è il simbolo a creare inganno. Tradisce la parola e va lontano se sogniamo che abbia un solo significato».

Fuochi Fatui (a Man Ray)

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Dillo piano Aspetta; dillo più piano, che sia un sussurro il tuo parlare della fine. Surreale Nulla è più surreale del guscio vuoto della lumaca nel bosco. Fuga (dal Kyrie del Requiem di Mozart) L'unica fuga in cui  si prevede un ritorno è quella che cantano gli assenti. Cigno Non ti chiedo, mio cigno, le ragioni del tuo collo. Perché mi domandi allora quelle della mia scrittura? Alza la mano Alza la mano il profeta a tacitare del mondo il brusio, incosciente del futuro. Maschere La maschera che indossi  cade la sera; così i miei sogni, alle luci dell'aurora. __ Tutte le poesie sono inediti del 2022 di  Sergio Daniele Donati Tutte le foto sono di Man Ray.

Lettere a una persona speciale 57 - 65

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  Foto di Man Ray 57 Il femminile "Il femminile", dicevi. "Il femminile", ascoltavo, e già la mia mente si perdeva. Perché nel cuore di un uomo il femminile è voce nascosta, volto velato. Nel cuore di uomo il femminile è il lontano abbaiare di un cane in una notte d'estate. Un addio soffocato (perché? perché io? perché a me?) e una lucina accesa poi in sguardi nuovi (vieni, completami, colmami) Nel cuore di uomo femminile non è mai evidenza. È velo, ricordo, urlo strozzato, affogato in pinte di birra. Nel cuore di uomo il femminile è apparizione e sparizione Sono mani tese verso un vuoto che acceca. "Il femminile", dicevi, "dobbiamo riscoprirlo". E rallentava il respiro. Il mio. Perché quella scoperta nel cuore di un uomo è atto di coraggio. Estremo. È battaglia contro l'assenza, il nascondimento. È strapparsi dai volti maschere d'argilla nella speranza di una completezza nascosta in un firmamento lontano. Per questo ho bisogno della

Maschere (Oblivion)

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  Foto di Man Ray Indossiamo maschere - ormai non è un segreto - e ci innamora d'un volto l'espressione mai presa più che la smorfia del desiderio. Tu questo lo sapevi e conoscevi la mia fascinazione per i suoni nascosti. Per questo indossavi costumi a me sgraditi; mi ricordarvi di guardare in quell'oltre-mondo che era la tua presenza. Chiedevi d'essere compresa, bimba ferita, dietro ai tuoi trucchi di prestidigitazione. Sbagliavi; era evanescente ciò che cercavi di celare - un fumo bianco - non la tua maschera; e ciò che nascondevi portava gli stessi profumi delle mie più pericolose assenze. Fu allora - una coscienza bambina che urlava forte la sua esistenza - che decisi d'opporre alle tue maschere la parola che scardina. Fu un bimbo mai amato a dirti “ti amo” ; e un adulto triste e troppo cosciente della fine delle cose - prima del loro inizio - ad abbassare lo sguardo a terra quando mi negasti - non la possibilità d'esser corrisposto; è questo il gioco perico

Potresti appoggiare di Cristina Simoncini

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Foto di Man Ray Pubblicato su concessione di Cristina Simoncini Potresti appoggiare una mano sulla mia testa, contenere l’idea impazzita, il fiotto di rabbia, e lasciare il tuo tempo un momento con me, nel buio improvviso che avanza?

Sguardi ritrosi

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Adoro incontrare uno sguardo ritroso,  l'attimo evanescente del suo distacco da uno dei miei volti,  il vuoto che lascia in un etere denso di "eppure",  senza null'altro chiedere,  se non di poter ritornare  al suo mondo fatato di sogno.  Adoro incrociare uno sguardo ritroso,  il permesso volatile che mi concede  d'esser parte di un mondo che fugge,  lasciando però flebili tracce di un'intimità soffusa. Gli sguardi ritrosi hanno la potenza delicata del petalo, del subitaneo struscio di un gatto sulle mie gambe, di un tocco di campane lontane in una notte stellata.  Dello sguardo ritroso non conosci la sorgente, ti si rivela nel suo svanire, come  lume intermittente di lucciola solitaria. Il mio è lo sguardo del gufo,  si posa e penetra fino a cogliere le profondità indicibili di ogni sua visione.  Incapace di svanire repentino, il mio sguardo ha il goffo passo di chi scruta immobile nella notte. Il mio è lo sguardo di un gufo. Uno sguardo che quando osserva si