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Visualizzazione dei post con l'etichetta Noelle Ozwald

Stasi

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È come un valzer il ritmo della stasi degli oggetti. Un tempo per osservare, un tempo per dirsi altrove, un tempo per tornare. Una penna appoggiata al tavolo è ciò che ha scritto,  ciò che non ha scritto, ciò che scriverà. Così la nostra esistenza tiene quel ritmo calmo, che nemmeno l'affanno, nemmeno il sigillo alla madre che ti guarda di lontano, riesce a coprire.  La vita è sempre in tre tempi; e ciò che è stato, e ciò che è, e ciò che sarà di un uomo che più scrive  e meno comprende; di un uomo che meno comprende e più scrive. Sergio Daniele Donati - inedito 2022 Foto di Noelle Oszwald

Fenice

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Non credere che ciò che cede e si cela e diviene evanescente si dissolva nelle terre dell'oblio. Fenice eterna, cerca  una nuova forma per risorgere. E se provi poi,  ammirato dalla sua trasformazione, ad accarezzargli le piume l'ustione sul tuo palmo sia testimonianza di quando hai cessato di credere nelle sue potenzialità. Oggi mi manca una voce, una sola, eppure mille. Le cerco tra le mie lettere e tace non solo la Alef, come è solita fare dalla notte dei tempi, ma anche la Tzade, canterina. Ha paura che il suo messaggio di giustizia oggi non sia adatto per un uomo con le ossa rotte. Si corica al mio fianco, come sempre, la Nun e mi canta una nenia antica e di miele; una nenia, la sua, di sole tre parole: Tu sei l'Uomo. Sergio Daniele Donati - inedito 2022 Foto di Noelle Oszwald

Sequenze

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Foto di Noelle Ozwald A ben guardare sono sequenze  aritmetiche,  giochi di proporzioni auree,   a regolare il volo planato degli uccelli del presagio e i vortici delle nostre emozioni. Non annega il matematico nei gorghi del sentire; ne percorre la spirale  fino al punto in cui il ritorno  è movimento ineluttabile. Sì, anche lo strappo e l'abbandono hanno una loro geometria che il poeta non nega nelle sue metriche giambiche.  Sa che esiste un noi capace di avvolgere ogni nostro solipsismo, e che, se qualcosa ci trafigge - nell'ora in cui lo sguardo si volge alla nostalgia color pruno d'un perduto stupore - è una lama d'ambra, un globo che protegge il fossile della nostra completezza.  (Sergio Daniele Donati - Inedito 2021)

Giudice-Geometra

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Foto di Noelle Oszwald Parola esile/Parola esule Tu sottrai, poi separi i miei sguardi stupiti dal mondo d'erba che vibra sotto i miei calcagni pronati; e togli valore alle mie parole stentate. Mentre cerco di dar suono all'indicibile, tracci una tangente alla circonferenza delle mie balbuzie. Giudice-geometra, armata di compasso, ti prendi gioco del mio limite, del territorio paludoso da cui sgorgano come singulti e strozzi le mie intenzioni. Ci leggi fango - e fango è - ma al tuo setaccio troppo fine manca il potere del mago, la capacità di cogliere nella mota le qualità dell'argilla. Resta il tuo sguardo sbarrato sulla perfezione di poliedri senza vita. In cielo invece cantano da sempre ventidue lettere balbuzienti il canto della creazione; e la carezza d'un bimbo poliomielitico regge ab aeterno le sorti della nostra speranza.

Incipit – Perficit

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  Foto di Noelle Oszwald [Incipit] Si concesse un respiro d'amore, il privilegio di fremere  e gioire;  e d'aver cura e ricever cura.  [In medias res]  (omissis)  [Perficit]  Si concesse un respiro d'amore, ancora, il privilegio  di fremere e gioire, e d'aver cura e ricever cura, ancora,  nonostante tutto.

Obliquo

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Foto di Noelle Oswald Obliquo pensiero, forma e vuoto. Pensiero eterno, stasi e moto. Io infrango, estendo,  affino l'udito,  stanco. L'anima s'accuccia sotto ali  di gabbiano. Che mi portino lontano! (Che mi portino lontano!)

La geometria dell'amore

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Foto di Noelle Ozwald C'è una geometria dell'amore i cui equilibri poggiano su teoremi così sottili da sembrare abbandonati ai venti del Caso. Esiste poi un'algebra dell'abbandono le cui logiche sembrano scritte in codici indecifrabili. Eppure l'artista, quello vero, sa trasmettere nel caos apparente la Legge che lo governa, e nella Babele della parola il Silenzio che, tacendo, esprime. Quei pochi artisti che parlano la lingua che sento mia, senza saperla però pronunciare, giocano come Maestri tra luce ed ombre, tra l'orizzontalità delle nostre pulsioni e la verticalità dei nostri aneliti. E parlano al cuore, al mio cuore, in modo geometrico, ricordandomi che esiste una Via che sa muoversi con la delicatezza fragile del petalo al di sopra del mio vissuto. Di fronte alle loro opere io, inarrestabile "bavarde", menestrello senza liuto, dismetto il mio canto sgraziato. Perché dove parla la Legge, che tutto governa, non ho parola da

L'amore, dicevi...

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Foto di Noelle Ozwald L'amore, dicevi: è il goniometro  della mia anima. Traccia con precisione  assordante  linee sugli angoli  più riposti delle mie speranze; è la squadra dei miei pensieri. Disegna con minuzia  d'amanuense  e passo di danza i poligoni dei miei abissi. Io tacevo e tacevo  e tacevo, ancora; perché per me amore  è sfera, e rotola giocoso e incurante sulle tracce  di un passato silvestre, perché per me amore è un nome  senza rima, e indicibile e scava solchi  su un terreno  argilloso, e impone note diafane  ai canti miei, antichi; perché per me amore  sono ciglia e sguardi ritrosi e timidi su una terra che trema, e sotto il cielo  che abbaglia.

Ricordi?

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Foto di Noelle Ozwald Ricordi? C'è stato un tempo in cui la linea dei nostri due destini s'è piegata sulle note di un canto comune. Osserva.  Quel tempo che parve per un istante eterno traccia segni fluorescenti nella stanza azzurra.  Ascolta. È ora ch'io vada per non far più ritorno,  che la goccia di pioggia sui nostri volti ceda il passo al raggio di luna,  che il celeste dei nostri intonaci trasudi perle scarlatte da me non colte. Passo di petalo, il primo, il mio, per non fare ritorno.