Il sogno



Non parlano più. Non pensano più.
Chiudono gli occhi, le loro palpebre come serrande sulle ansie della vita, sulla povertà delle loro esistenze. Un vetro rotto sullo sfondo diviene finestra sul creato. Lo senti anche tu il lento passo del Sogno, del nostro Sogno, avanzare, ignaro, o forse indifferente ai cocci di vetro che calpesta per terra?
Sorridono, sapendo che un attimo di sospensione può spostare intere galassie.
Lo sanno nonostante la povertà dei loro strumenti, forse a causa di quella stessa povertà.
E a me, che osservo quella docile mano su una robusta spalla, corre un brivido lungo la colonna vertebrale.
Taccio e faccio il tifo per loro, che hanno mantenuto viva la loro fede, nonostante tutto, nonostante i calli sulle mani e le ferite nel cuore.
E guardandoli so perché scrivo.
Lo faccio per chiudere gli occhi anch'io e rinnovare ancora una volta lo stesso loro patto, nonostante tutto.
Si scrive per chiudere gli occhi e vedere meglio o, forse, per cominciare a vedere davvero.

Scrivo fin da piccolo. C'è chi lo fa meglio di me. Ma del patto mio posso parlare solo io.
E sono conscio del paradosso.
Per leggermi davvero dovreste chiudere anche voi gli occhi e cercare il silenzio tra le mie ridondanti parole.
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